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Neuropatia facciale: la paralisi di Bell

La paralisi di Bell è caratterizzata da una paralisi improvvisa della muscolatura facciale su un lato del volto, con limitata capacità di movimento. Questo articolo esplora le possibili cause della condizione e i trattamenti fisioterapici disponibili per favorire il recupero, come quelli offerti presso lo Studio di Fisioterapia ed Osteopatia a Roma Balduina.
Neuropatia facciale: la paralisi di Bell
Ecco come trattiamo questa condizione invalidante presso il nostro Centro di Fisioterapia ed Osteopatia a Roma Balduina
• Introduzione
• Cosa si intende per paralisi di Bell?
• Cenni anatomo-fisiologici a carico del Nervo facciale
• Paralisi di Bell: segni e sintomi
• Paralisi di Bell: durata
• Paralisi di Bell: cause
• Paralisi di Bell: l’importanza della fisioterapia
• Paralisi di Bell: l’utilità del metodo Kabat
• Bibliografia
Introduzione
Un’improvvisa paralisi della muscolatura facciale su un lato del volto, accompagnata da una ridotta capacità di movimento dei tessuti coinvolti, è uno dei segni distintivi della paralisi di Bell. Questa condizione, al momento, non è facilmente prevenibile né si presta a una cura medica e farmacologica semplice. In questo articolo, approfondiremo il tema della paralisi di Bell, esaminando le sue possibili cause e illustrando i trattamenti fisioterapici più efficaci, come quelli svolti presso lo studio di Fisioterapia ed Osteopatia presso Roma Balduina, per favorire una pronta guarigione. Buona lettura!
Cosa si intende per paralisi di Bell?
La paralisi di Bell è una forma di neuropatia periferica che coinvolge il nervo facciale, il settimo dei dodici nervi cranici, e colpisce prevalentemente gli adulti, con una maggiore incidenza negli uomini, manifestandosi quasi sempre su un solo lato del volto. Di solito si tratta di una paralisi periferica, in quanto l'area interessata risulta essere lontana rispetto all’encefalo.
Cenni anatomo-fisiologici a carico del Nervo facciale
Per comprendere la clinica medica alla base di questa patologia, è utile fornire alcune nozioni di anatomia del nervo facciale. Il nervo facciale è il settimo dei dodici nervi cranici e si compone di due tipi di nervi:
• Il nervo facciale propriamente detto: comprende fibre motorie responsabili dell’innervazione dei muscoli mimici e di altri muscoli che derivano dal secondo arco branchiale. Questo è il nervo coinvolto nella paralisi facciale.
• Il nervo intermedio di Wrisberg: contiene fibre sensitive e viscerali, essenziali per la salivazione, la lacrimazione e le funzioni della mucosa nasale e palatina. Per queste ragioni, il nervo di Wrisberg è considerato una struttura nervosa distinta, in quanto tende ad esplicitare delle funzioni differenziate.
Paralisi di Bell: segni e sintomi
I sintomi alla base della paralisi di Bell si manifestano in maniera improvvisa e raggiungono il loro apice entro 48 ore, con un’ampia gamma di intensità che va da una lieve alterazione della mimica facciale a una distorsione significativa del volto.
I segni clinici includono:
- Paralisi frontale o spianamento della fronte: si ha una perdita delle rughe frontali con incapacità di corrugare la fronte;
- Segno di Bell o rotazione verso l'alto del bulbo oculare: ciò accade con l’intento di chiudere l’occhio interessato;
- Sensazione di intorpidimento e debolezza muscolare nella parte colpita del volto
- Ptosi palpebrale o abbassamento della palpebra: difficoltà a chiudere l’occhio completamente determinando secchezza oculare;
- Appiattimento della piega naso-labiale: si ha difficoltà ad esprimere la possibilità di arricciare il naso;
- Abbassamento dell'angolo della bocca sul lato interessato
- Scialorrea o aumento della produzione di saliva: ciò è dovuto ad incapacità di controllo dei muscoli periorali;
- Dolore localizzato, spesso diffuso e difficile da identificare, che può coinvolgere l’orecchio, la mascella e la mandibola;
- Difficoltà fonatorie: causata da incapacità di controllo della muscolatura facciale coinvolta;
- Disturbi nella deglutizione e masticazione: difficoltà a mangiare e bere, spesso accompagnate da perdita di liquidi dalla bocca;
- Disgeusia o alterazione del senso del gusto: dovuto al coinvolgimento delle fibre nervose interessate;
Questi sintomi descrivono il quadro clinico della paralisi di Bell, una condizione che può compromettere significativamente la qualità della vita a breve termine, ma che soltanto attraverso un adeguato trattamento interdisciplinare si può auspicare al miglioramento progressivo di tale condizione abbastanza invalidante.
Paralisi di Bell: durata
La durata della paralisi di Bell varia in modo significativo da persona a persona, con una risoluzione che può avvenire in circa due settimane nei casi più favorevoli, fino a estendersi a 5 mesi nei casi più complessi. In alcuni pazienti, la paralisi può persistere oltre i 7 mesi.
Paralisi di Bell: cause
Sebbene possa sembrare sorprendente, ad oggi non è stata identificata una causa specifica per la paralisi di Bell. Tuttavia, è noto che spesso questa condizione si presenta in concomitanza con infezioni virali, in particolare con il Virus Herpes Simplex, il virus Herpes Zoster (responsabile di varicella e fuoco di Sant'Antonio) e il virus Epstein-Barr, che causa la mononucleosi, nota anche come "malattia del bacio".
Altri fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo della paralisi del nervo facciale includono:
• Stati influenzali
• Ipertensione
• Infezioni dell’orecchio
• Malattia di Lyme, patologia infettiva di natura batterica causata trasmessa dalla zecca
• Rosolia
• Abuso di farmaci
• Causa idiopatica
• Diabete
• Neoplasie, come il tumore della ghiandola parotide
• Sarcoidosi, malattia multisistemica dove è quasi sempre interessato il polmone
• Traumi cranici o facciali.
Paralisi di Bell: l’importanza della fisioterapia
Il trattamento conservativo per la paralisi di Bell viene spesso affiancato ad una terapia farmacologica con antivirali o corticosteroidi. I corticosteroidi sono considerati cruciali per rallentare la progressione della malattia, specialmente se somministrati entro le prime 48 ore dall’esordio. Pertanto, è essenziale consultare tempestivamente il proprio medico o recarsi al pronto soccorso, poiché ogni ora può essere determinante per il recupero.
È fondamentale proteggere la cornea a causa dell’incompleta chiusura dell’occhio. Per questo motivo, il medico può prescrivere l’uso costante di lacrime artificiali, soluzione fisiologica isotonica, gocce di metilcellulosa e creme specifiche per mantenere l’occhio pulito e ben lubrificato. Durante il sonno o l’esposizione all’aria aperta, è consigliato indossare una benda o un cerotto sull’occhio per ridurre il rischio di irritazioni o infezioni.
Il trattamento fisioterapico per questa condizione, come svolto presso il Centro di Fisioterapia ed Osteopatia a Roma Balduina, si avvale di:
• Tecniche di facilitazione manuale: mobilizzazioni combinate con movimenti attivi ed attivi assistiti specifici per stimolare il recupero del controllo neuromuscolare propriocettivo. Uno dei metodi più utilizzati è quello della scuola Kabat, che verrà approfondito in seguito. Le tecniche di facilitazione neuromuscolare rappresentano uno degli interventi riabilitativi più antichi e al contempo più diffusi tra fisioterapisti, medici e pazienti, grazie alla loro comprovata efficacia.
• Dispositivi ad alta tecnologia: impiegati per ridurre il dolore, migliorare l’elasticità dei tessuti e controllare l’infiammazione. L’utilizzo di questi strumenti varia in base alla fase della patologia e alle esigenze specifiche del paziente.
• Taping neuromuscolare: applicato per fornire uno stimolo continuo ai gruppi muscolari colpiti dalla paralisi. Il nastro viene utilizzato sia durante la terapia, per supportare l’intervento terapeutico, sia successivamente. Tuttavia, non è consigliato tenerlo applicato per troppe ore consecutive per evitare irritazioni cutanee. Solitamente, il Kinesiotaping, essendo ipoallergenico può essere mantenuto anche 3-4 giorni con l’avanzare delle sedute.
Paralisi di Bell: l’importanza del metodo Kabat
Nonostante sia stato ideato a metà del XX secolo dal neurologo americano Herman Kabat, questo metodo è tuttora ampiamente utilizzato dai fisioterapisti nel trattamento della paralisi di Bell. Il principio alla base di questo approccio nasce dall’osservazione dei movimenti degli atleti, in particolare nelle danzatrici, che portò Kabat a concludere che il movimento volontario è il risultato di un’azione sinergica di diversi muscoli, seguendo traiettorie a spirale o diagonali rispetto all’asse del corpo. Ad esempio, il gesto di un giocatore di golf che colpisce la palla, il tiro di un calciatore o la schiacciata di un giocatore di pallavolo sono tutti movimenti spiraliformi.
Questo approccio utilizza degli “schemi base”, ovvero movimenti a spirale e diagonali, in cui al massimo allungamento muscolare segue il massimo accorciamento. Con il costante supporto manuale e verbale del fisioterapista, questi schemi aiutano a ristabilire la corretta funzione e sinergia muscolare. Questo metodo è particolarmente efficace nel recupero dei movimenti dei muscoli colpiti dalla paralisi del nervo facciale. Il fisioterapista, attraverso stimolazioni manuali, aiuta il paziente a riacquistare la mobilità nella parte del volto interessata.
Nelle fasi iniziali, la tecnica viene applicata con il paziente in posizione supina sul lettino, per favorire il massimo rilassamento. Successivamente, il paziente lavora seduto davanti a uno specchio, in modo da ottenere continui feedback visivi sull’esecuzione dei movimenti.
Il percorso riabilitativo non è breve: nelle paralisi più severe, possono essere necessari mesi di terapia per recuperare il massimo della funzione persa.
BIBLIOGRAFIA
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