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Il dolore del tratto sacrale: la sacroileite

Il dolore persistente nella zona inferiore della schiena, accentuato da movimento, pressione o posizione seduta, può indicare la presenza di sacroileite. Questa condizione, comune e spesso trattata in modo conservativo in studi fisioterapici ed osteopatici avanzati come quello di Roma Balduina, richiede un'analisi approfondita delle basi anatomiche del sacro e delle ossa iliache. L'articolo esplora sintomi, fattori scatenanti e strategie di trattamento per alleviare rapidamente il dolore.
Il dolore del tratto sacrale: la sacroileite
Ecco come trattiamo questa condizione patologica presso il nostro Centro di Fisioterapia ed Osteopatia a Roma Balduina
• Introduzione
• Cenni anatomo-fisiologici
• Definizione di sacroileite
• Sacroileite: segni e sintomi clinici
• Sacroileite: diagnosi
• Sacroileite: le cause
• Sacroileite: cura e rimedi
- Trattamento conservativo fisioterapico
- Trattamento invasivo e chirurgico
• Bibliografia
Introduzione
La sintomatologia dolora che persiste nella zona inferiore della schiena, in corrispondenza del bacino, che si aggrava con il movimento, la pressione o stando seduti, potrebbe essere segno di sacroileite. Tale condizione patologica risulta essere una patologia abbastanza diffusa e spesso viene trattata in maniera conservativa in diversi studi fisioterapici all’avanguardia, come lo studio fisioterapico ed osteopatico di Roma Balduina. In questo articolo discuteremo e proveremo ad analizzare in maniera esaustiva questa condizione invalidante, iniziando dalle basi anatomiche del sacro e delle ossa iliache, per poi chiarire cosa si intende per sacroileite, quali sono i segni e sintomi clinici che la caratterizzano, i possibili fattori scatenanti e come si può ottenere sollievo nel minor tempo possibile. Buona lettura!
Cenni anatomo-fisiologici
Il sacro e le due ossa iliache, che si articolano con esso, fanno parte di una più ampia struttura osteo-articolare nota come “bacino,” comprendente anche le ossa pubiche e ischiatiche. Questa articolazione si collega alla cresta iliaca attraverso la muscolatura e legamenti che stabilizzano il bacino e supportano il movimento. I legamenti sacroiliaci anteriori, posteriori e interossei sono fondamentali per mantenere la stabilità dell’articolazione sacroiliaca, mentre la cresta iliaca contribuisce al supporto strutturale e alla distribuzione delle forze attraverso i muscoli glutei e il quadrato dei lombi, che si inseriscono proprio su di essa.
Definizione di sacroileite
Come hai potuto già apprendere dai nostri articoli, la desinenza -ite nel linguaggio medico si riferisce a uno stato infiammatorio; in questo caso, l’infiammazione interessa l’articolazione sacroiliaca. La sacroileite può coinvolgere entrambe le articolazioni, sia quella di destra che quella di sinistra (bilaterale), oppure presentarsi su un solo lato (unilaterale). Anatomicamente, l’articolazione sacroiliaca è sostenuta da robusti legamenti e muscoli stabilizzatori che connettono il sacro alla cresta iliaca, svolgendo un ruolo essenziale nella trasmissione delle forze tra la colonna vertebrale e gli arti inferiori, con un impatto significativo sulle dinamiche del bacino e della postura complessiva.
Sacroileite: segni e sintomi clinici
I sintomi principali includono:
• Dolore: localizzato nell'area articolare, dalla body chart del dolore possiamo apprezzare la sintomatologia dolorosa posteriormente e leggermente superiore rispetto alla linea interglutea, con possibilità di irradiarsi nelle zone vicine. Nelle fasi iniziali, il dolore si manifesta soprattutto alla palpazione, in posizione seduta o durante movimenti che richiedono un alto carico, come saltare, salire le scale o rimanere in piedi per lunghi periodi. Negli stadi avanzati, il paziente può provare dolore anche stando sdraiato (spesso con disturbi del sonno) o durante le normali attività quotidiane, come camminare o piegarsi per lavarsi i denti.
• Rossore e calore: presenti nella zona dolorante. Questi sintomi sono evidenti solo in particolari condizioni infiammatorie.
Sacroileite: diagnosi
La diagnosi di sacroileite viene effettuata dal medico, generalmente uno specialista in ortopedia, fisiatria o medicina dello sport. Questa include un’anamnesi approfondita della storia clinica del paziente e della condizione dolorosa sacroiliaca, un esame obiettivo e un esame radiografico (RX) per rilevare eventuali problematiche a carico del tessuto osseo. Se il medico necessita di maggiori dettagli, può richiedere anche una risonanza magnetica, utile per valutare i tessuti molli come muscoli, legamenti, tendini e nervi.
In ambito fisioterapico esistono diversi test clinici utili per orientarci o meno verso una condizione patologica di questo tipo. Pertanto, è stato stilato un elenco di test clinici, tra i più utilizzati, quali:
• Test di Patrick o FABER
Eseguito con paziente supino e portando la gamba dolorante in flessione, abduzione ed extrarotazione. Si applica una leggera pressione sul ginocchio piegato, perpendicolare al lettino, mentre si stabilizza l’osso iliaco controlaterale. Il test è positivo se provoca dolore sull’articolazione sacroiliaca.
• Test di Compression e Distraction
- Compression: Il paziente è in decubito laterale, il fisioterapista applica una pressione sul margine laterale della cresta iliaca, perpendicolare al lettino. Il test è positivo se il paziente avverte dolore.
- Distraction: paziente supino, il fisioterapista esercita una pressione sui lati anteriori della cresta iliaca, creando una forza di distrazione sull’articolazione sacroiliaca, eseguita con le braccia incrociate. Positivo se evoca dolore sulla zona.
• Test di Gaenslen
Il paziente supino vicino al bordo del lettino, una gamba è lasciata penzolare fuori dal lettino mentre l’altra è portata in flessione verso il torace. Il fisioterapista applica una leggera forza di iperestensione sulla gamba che penzola, generando così una tensione sulla sacroiliaca. Positivo se evoca dolore.
• Thigh Thrust Test
In posizione supina, con l’anca e il ginocchio flessi a 90°. Il fisioterapista posiziona la mano craniale sotto il sacro per stabilizzare, mentre l’altra esercita una pressione assiale sul femore, diretta verso l’articolazione sacroiliaca. Positivo se il paziente riferisce dolore nell’area sacroiliaca.
• Sacral Thrust Test
In posizione prona, il fisioterapista applica una pressione in senso postero-anteriore sulla base del sacro. il test è positivo se evoca dolore.
Visto che nessun test ha una sensibilità e specificità assolute per fare diagnosi, è consigliabile utilizzarne più di uno (cluster testing). La positività a tre o più di questi test aumenta la probabilità di sacroileite come causa del dolore lombosacrale e può orientare verso una diagnosi più precisa, svolta successivamente dal medico curante.
Sacroileite: le cause
Le cause della sacroileite possono essere varie; per questo motivo si parla di “eziologia multifattoriale” e non è possibile formulare una prognosi uniforme per tutte le sacroileiti, poiché ogni persona presenta una prognosi specifica rispetto al suo stato di salute iniziale.
Di seguito sono elencate le cause più comuni che contribuiscono all’insorgenza di tale condizione invalidante:
• Instabilità dell’articolazione sacroiliaca
• Traumi, che siano diretti che indiretti
• Stato di gravidanza
• Patologie reumatiche come l’artrite reumatoide
• Infezioni significative
Nei centri di fisioterapia si trattano prevalentemente le sacroileiti legate a problemi biomeccanici; quindi, principalmente le prime quattro cause indicate.
Sacroileite: cura e rimedi
Trattamento conservativo fisioterapico
Nei centri di fisioterapia, come presso il Centro di Fisioterapia ed Osteopatia di Roma Balduina, la sacroileite viene trattata con i seguenti interventi:
• Tecniche di terapia manuale: mirate a ripristinare eventuali disfunzioni di movimento dell’articolazione sacroiliaca e del tratto lombosacrale.
• Esercizi muscolari: per rinforzare i muscoli deboli e allungare quelli retratti, appartenenti alla porzione lombare e lombosacrale, quali: il muscolo quadrato dei lombi, muscoli glutei, muscoli propri dell’articolazione dell’anca e del tronco;
• Terapia fisica: l’utilizzo di dispositivi tecnologici fornisce uno stimolo biologico che non si otterrebbe con la sola manipolazione manuale.
I mezzi fisici più comuni includono:
Tecarterapia: è il mezzo fisico più diffuso in Italia e non solo, perché risulta essere il macchinario:
- tra i più prescritti dai medici di base, fisiatri ed ortopedici;
- tra i più cercati sulla rete internet dagli utenti italiani;
- tra i più venduti e utilizzati dai fisioterapisti.
La tecarterapia risulta essere appunto una terapia fisica molto versatile, in quanto, soprattutto in condizioni patologiche che rientrano all’interno dell’ambito ortopedico, sfrutta l’impiego di campi elettromagnetici ad alta frequenza per generare calore endogeno nei tessuti, con effetti chimici, termici e meccanici, favorendo una guarigione più rapida. Per calore endogeno, si intende una tipologia di calore che viene erogata direttamente dai tessuti interni del corpo, questo è dovuto al fatto che gli effetti generati dalla macchina determinano un aumento dell’energia cinetica delle molecole di acqua - H2O contenuto all’interno dei tessuti stessi e questi, favoriscono l’innalzamento del calore tissutale corporeo;
Magnetoterapia: grazie a un campo elettromagnetico, questo trattamento si è dimostrato, dalle evidenze scientifiche a nostra disposizione, molto utile nell’andare a stimolare la formazione del callo osseo in caso di fratture;
Laser ad alta potenza: utilizzando un fascio di luce ad alta potenza, consente di stimolare la biologia del tessuto in profondità senza produrre un calore eccessivo, agendo principalmente sul microcircolo, garantendo così una riduzione delle tempistiche inerenti allo stato infiammatorio del tessuto interessato;
Neuromodulatore antalgico: come l’Interix, che lavora sul tessuto calcolando la differenza di impedenza tissutale della zona antalgica e infiammata;
• Cintura per stabilizzare la sacroiliaca: in caso di ipermobilità, si consiglia l’uso di una cintura che migliori la stabilità dell’articolazione, almeno nelle prime due settimane del ciclo fisioterapico.
Durante il percorso conservativo, il fisioterapista fornirà indicazioni per facilitare il miglioramento clinico. Ad esempio, l'applicazione di ghiaccio sulla zona dolorante della schiena due volte al giorno può essere di aiuto, così come l’evitare attività che aggravano il dolore (come piegarsi senza flettere le anche). Adottare una postura comoda durante il sonno può inoltre alleviare il disagio.
Trattamenti invasivo e chirurgia
Il trattamento invasivo viene considerato nel momento in cui si ha il fallimento del trattamento conservativo falliscono. Le principali tecniche includono:
• Denervazione mediante radiofrequenza: tale tecnica, abbastanza invasiva, consiste nel disattivare i nervi e le radici nervose che sono deputate a trasmettere l’impulso nervoso atto a condurre, principalmente, le informazioni dolorifiche.
• Stimolazione elettrica: un dispositivo impiantato a livello del sacro che genera un effetto analgesico ed antalgico.
La chirurgia raramente viene utilizzata, poiché comporta l’artrodesi dell’articolazione sacroiliaca, cioè la fusione delle componenti ossee tra loro. Questa procedura è complessa e modifica i meccanismi biomeccanici della zona lombosacrale e del bacino. Il recupero è abbastanza lungo, per cui l’intervento viene riservato esclusivamente a casi estremi.
BIBLIOGRAFIA
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Falowski S, Sayed D, Pope J, Patterson D, Fishman M, Gupta M, Mehta P. A Review and Algorithm in the Diagnosis and Treatment of Sacroiliac Joint Pain. J Pain Res. 2020 Dec 8;13:3337-3348. doi: 10.2147/JPR.S279390. PMID: 33335420; PMCID: PMC7737553.
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